Si parla molto e spesso di emozioni.
Negli ultimi anni si è sviluppato il desiderio di dare nuovo risalto a questo argomento, ritenendolo perno centrale del nostro essere umani.
E dopo secoli di repressione di ciò che realmente si provava, ecco una volontà sempre più dilagante di parlarne, di voler individuare nuovi significati, e soprattutto permettere l’elaborazione dei sentimenti che ci attraversano.
Ma se sulla teoria siamo a posto è la pratica che è ancora carente.
Personalmente penso che sia una cosa molto importante educare alle emozioni, prima di tutto perché ci permette di conoscere meglio noi stessi, le nostre esigenze e cosa motiva i nostri comportamenti; ci permette anche di capire meglio gli altri ed entrare in relazione profonda con loro.
Allora ho deciso di preparare un piccolo percorso nelle emozioni di base, e come esse influenzano le relazioni.
LA TRISTEZZA.
Un’emozione che cerchiamo in ogni modo di sfuggire ma inevitabilmente ci troviamo a vivere.
E anche se ci sembra incomprensibile, ha una funzione fondamentale per stimolare il cambiamento, farci comprendere cose importanti, raggiungere pensieri profondi, stimolare negli altri la vicinanza, il contatto e la comprensione.
Anche il sentimento più nobile, l’AMORE, si trova spesso a fare i conti con questa emozione che sembra così in contrasto con la gioia e la felicità che vorremmo provare quando amiamo.
Ma siamo esseri umani e per quanto cerchiamo di lavorare sulla nostra relazione, sulla fiducia e il rispetto, possiamo ferire o essere feriti, in maniera terribilmente evidente o subdola.
Il tradimento crea ferite profonde per antonomasia, ed è sicuramente ciò che crea maggiormente dolore nella coppia; l’idea che l’amato possa aver provato dei sentimenti, che sia anche solo di passione, per un’altra persona, è terribile.
Ma ci sono tantissime altre cose che possono creare ferite profonde:
- L’abbandono, anche quando la storia era morta da tempo, ma che ci costringe a cambiare tutto;
- La perdita, che strappa brutalmente l’amore;
- L’umiliazione, evidente o subdola che mina lentamente l’autostima e la fiducia, distruggendo l’io;
- L’indifferenza, che nel tempo diventa la comodità per non fare troppa fatica, e che deteriora quello che l’amore dovrebbe fare: sentire l’altro accolto, accettato, compreso.
LA GIOIA.
Ho deciso di usare volontariamente il concetto di Gioia e non di Felicità perché la seconda ha vissuto e sta vivendo un lungo periodo di sovrainvestimento, che l’ha resa un mito da raggiungere a ogni costo.
Per me la Gioia è quello stato di benessere che ti carica di energia, ottimismo, voglia di vivere.
L’amore è spesso legato al concetto di Gioia: quando amiamo siamo o dobbiamo essere felici per default.
Se l’amore non ci da Gioia o non è amore o ha smesso di esserlo. Ma come ogni sentimento o emozione, non possiamo pensare chela gioia sia per sempre come i diamanti di De Beers.
Come non possiamo essere tristi, arrabbiati, disgustati, in preda alla paura in ogni momento della giornata , non possiamo pensare di poter essere sempre e comunque felici.
E anche nelle relazioni, comunque in balia degli eventi, delle evoluzioni personali, dei fatti della vita, la gioia dello stare insieme è una cosa che va coltivata, cercata e generata: prima di tutti in noi stessi.
Non viene dall’alto o dall’altro ma viene prima di tutto da noi e dalla nostra capacità di vederla e apprezzarla.
Al di là di tutti questi bei discorsi filosofici sulla gioia che nasce da noi (in certe fasi di totale pessimismo questo concetto mi mandava in bestia) ci sono dei momenti precisi della storia di coppia che si accompagnano al senso di appagamento e benessere:
- INNAMORAMENTO: la fase in cui il cuore batte, le farfalle vivono nel tuo stomaco, tutto è perfetto e possibile;
- MOMENTI IMPORTANTI: scegliere di vivere insieme, avere un figlio,fare il viaggio della vita, condividere esperienze forti, regala gioia che rafforza il legame;
- PROGETTI CONDIVISI: sognare, costruire, investire sul futuro, crea nuova energia che alimenta la relazione;
- RITROVARSI: se si riesce ad uscire, anche se un po’ malconci, dalla tempesta, riscoprirsi e un po’ come innamorarsi un’altra volta e re- imparare a vedere il bello.
LA RABBIA.
Un’emozione difficile da definire senza pregiudizi, perché da sempre fa parte dell’essere umano, che però ne ha paura, poiché riesce a tirare fuori una parte istintuale e a volte incontrollabile di noi, fatta di aspetti irrisolti, ricordi negativi, mancanze.
Ma pur essendo un’emozione che viene associata automaticamente a qualcosa di negativo, possiede anch’essa una sua dignità e funzionalità, e se per tanto tempo abbiamo creduto che fosse necessario quasi nasconderla, soffocarla, ora abbiamo capito che dobbiamo ascoltarla (perché qualcosa da dirci ce l’ha sempre) capirla ed elaborarla. Serve per difendere noi stessi, rimanere coerenti con i nostri obiettivi, ideali valori. Abbiamo diritto di provare rabbia (non siamo cattive persone per questo) dobbiamo solo imparare ad incanalare bene l’energia generata per non rischiare di diventare pericolosi per noi e gli altri.
Quando mi sono trovata a riflettere sulla rabbia in amore, ho capito che alla base di tutto c’è sempre la DELUSIONE, una mancata corrispondenza tra le nostre aspettative e il comportamento dell’altro.
E soprattutto che la rabbia è una sorta di risposta alla TRISTEZZA che questa delusione ci genera.
Infatti cercando di identificare le situazioni che generano rabbia in amore, mi sono accorta che sono le stesse che generano tristezza.
TRADIMENTO, ABBANDONO, DELUSIONE, ERRORI generano in noi un sentimento di dispiacere che può scatenare per reazione stizza e aggressività.
E se siamo certi che i comportamenti violenti non sono MAI giustificati, e sono sinonimo di un’immaturità, esiste una forma di rabbia più subdola e logorante: l’AGRESSIVITA’ PASSIVA.
Per essere socialmente accettati decidiamo che la rabbia non fa per noi, che non possiamo mai permetterci di manifestarla e quindi la mettiamo sempre da parte, ma il magazzino piano piano si riempie e come una pentola a pressione sfiata in comportamenti di ostruzione, sarcasmo, vittimismo, boicottaggio, pessimismo.
Nelle relazioni questi atteggiamenti spesso diventano parte integrante dello stare insieme: è molto difficile ammettere i sentimenti che proviamo, perché di base abbiamo sempre paura dell’abbandono.
E quindi coviamo rancore per le tante piccole delusioni alle nostre aspettative e colpiamo l’altro con frecciatine, atteggiamenti di distacco, piccole ripicche.
Arrabbiarsi è umano: e non solo per torti gravi subiti, ma anche per piccole disattenzioni.
Non dobbiamo sempre cercare giustificazioni e/o voler superare la cosa.
Stiamoci nel fastidio e cerchiamo di elaborarlo, parlandone quando sentiamo che è il momento, perché più rimane li più il fastidio aumenta.
E invece di usare la violenza, urliamo, corriamo, diciamo qualche parolaccia, per sfogare l’energia incontrollabile.
E alla fine accettiamo: la nostra e l’altrui differenza, che rischierà di ferirci sempre, ma che è la ricchezza dello stare insieme.
LA PAURA.
Un sentimento che ha lo scopo principale di aiutarci a sopravvivere, evitando pericoli che potrebbero essere dannosi per la vita stessa.
Ma nel fantastico processo che si chiama evoluzione, questa emozione si è fatta più complessa: non abbiamo più paura solo di essere mangiati da un orso, uccisi dal freddo, o morire di fame (cioè eventi che possono in qualche modo portare alla morte) ma ci spaventa tutto quello che è fuori dal nostro controllo, che non è prevedibile.
Morire rimane la paura più grande, ma a questa se ne sono affiancate molte altre: non essere accettati, non lasciare un segno nel mondo, non essere in grado di fare qualcosa, essere giudicati.
E questo ha generato nel tempo uno stato di preoccupazione che per molti si trasforma in ANSIA (il posto preferito dove la paura ama nascondersi).
Anche nelle relazioni la paura gioca un ruolo importante; ho individuato alcuni dei timori più importanti che possono influenzare lo stare insieme:
- LA PAURA DELL’ABBANDONO: se lo/la perdo non mi amerà più nessuno e non posso pensare di stare solo/a.
- LA PAURA DI ESSERE FERITI: non posso aprirmi completamente, lasciarmi andare, perché l’altro/a potrebbe farmi del male.
- LA PAURA DI DELUDERE: se mi comporto così potrei scontentare l’altro che potrebbe non accettarmi.
- LA PAURA DI ESSERE SINCERI ( esprimere le proprie emozioni): se esprimo quello che sento, l’altro/a potrebbe spaventarsi.
E quando nelle relazioni ci facciamo guidare dalla paura si rischia di andare per due direzioni;
- Rimanere invischiati in situazioni nocive, per paura di rimanere soli, di non poter essere più amati da nessuno;
- Non riuscire mai a lasciarsi andare, per paura di essere feriti, delusi e di soffrire.
Ma l’amore può essere guidato dalla paura?
Io penso di no. Penso se ne possa percepire sempre un pizzico, per mantenere vivo il desiderio da una parte di preservare se stessi e dall’altra di conquistare ogni giorno l’altro.
Ma non può impedirci di chiedere alla relazione quello che è giusto per noi e per l’altro.
Superare la paura, qualunque essa sia, ci rendere liberi e consapevoli dell’amore che vogliamo e meritiamo.
Il DISGUSTO.
Quella sensazione che associamo solitamente al gusto e all’olfatto, e a quando ci imbattiamo in qualcosa che non ci piace e ci da una vera e propria sensazione di repulsione, facendoci allontanare dall’oggetto dello schifo.
Ma questa sensazione, se ci pensiamo bene, può caratterizzare anche le relazioni.
E mi riferisco a quella morsa di fastidio, da non confondere con la rabbia, che ci prende lo stomaco di fronte ad alcuni comportamenti e atteggiamenti dell’altro, o semplicemente in sua presenza.
A volte questa sensazione è seguita da comportamenti di stizza e rabbia, altre volte di colpa e paura che ci sia qualcosa che non va nella coppia.
La cosa più incredibile è che spesso questa sensazione la viviamo anche quando nella relazione stiamo bene e ci sentiamo innamorati.
E’ uno dei paradossi dello stare insieme. E la causa va individuata nei nostro passato, e nei nostri sentimenti irrisolti. Ogni volta che amiamo o ci sentiamo amati, i sentimenti repressi tendono a venire a galla e offuscare temporaneamente la consapevolezza dell’amore. E’ come se questi sentimenti aspettassero che l’individuo si senta amato per esigere di essere risolti.
- Se siamo stati duramente criticati da piccoli, a volte una critica fatta dal partner può scatenare una reazione eccessiva, proprio perché ci riporta ad un passato doloroso;
- Se ci davano fastidio alcuni comportamenti o atteggiamenti dei nostri genitori, un uguale comportamento agito dal nostro partner, può scatenare una reazione di fastidio esagerata e apparentemente immotivata;
- Un gesto di affetto, può paradossalmente svegliare dolorosi ricordi di assenza;
- Una litigata banale, lasciare un senso che tutto sia finito perché abbiamo sperimentato l’abbandono.
Alla fine siamo esseri umani con un passato che non possiamo cancellare ma dal quale possiamo imparare.
E se capiamo che il nostro comportamento e quello del nostro partner, anche se a volte incomprensibilmente, e determinato da quello che abbiamo vissuto, possiamo almeno provare a accettarlo e lavorarci.
Perché non possiamo cambiare quello che è stato, ma sicuramente migliorare quello che sarà,
Le emozioni ci rendono umani, e se impariamo a conoscerle, affrontarle, elaborarle e affrontarle nel modo giusto, saremo di sicuro umani migliori.